La Mennulara

Aldo Busi l’ha definito “un divertimento maestoso”, ma la sua autrice, Simonetta Agnello Hornby, in questi sedici anni non ha fatto altro che pensare al giorno in cui sarebbe ritornata sul suo romanzo per lavorarci di nuovo. E ora questo desiderio può dirsi realizzato.

È infatti uscita giovedì una nuova versione de “La Mennulara”, folgorante esordio dalla scrittrice e avvocatessa siciliana (ma londinese d’adozione), pubblicato da Feltrinelli nel 2002 e ora ampliato e completato con quattro capitoli mai apparsi sinora. I “capitoli perduti” riportati alla luce, considerati a lungo smarriti in un passaggio da Pc a Mac, sono segmenti narrativi già esistenti – o comunque prepotentemente immaginati – che rafforzano la macchina della storia, l’atmosfera della narrazione e i profili di alcuni personaggi.

Bestseller tradotto in una ventina di lingue e vincitore di numerosi premi, “La Mennulara” ha avuto anche una recente – e fortunatissima – trasposizione a fumetti, grazie al talento di Massimo Fenati. Romanzo che ha segnato gli ultimi vent’anni della narrativa italiana, l’opera prima di Agnello Hornby, ambientata nella Sicilia degli anni Sessanta del secolo scorso, è un racconto che si muove a spirale attorno alla figura di Maria Rosaria Inzerillo, conosciuta da tutti come “la Mennulara”, domestica della famiglia Alfallipe, del cui patrimonio è stata da sempre oculata amministratrice. Ora che è morta, tutto il paese di Roccacolomba – dove in qualche modo tutti hanno avuto a che fare con lei – si interroga su chi sia stata davvero, dividendosi tra chi la odia e la maledice e chi la ricorda con gratitudine. Quello che ne risulta è comunque il ritratto di una donna che, grazie a rabbia, passione e intelligenza, è riuscita a tenere in pugno una famiglia di proprietari terrieri, un boss mafioso e un intero paese.